Butterface - Gwen Hayes
“Butterface” è un romanzo breve scritto da Gwen Hayes (la scrittrice di “Falling under”) che mi sono ritrovata per caso nelle cose da leggere. Mi aveva colpito tantissimo la copertina con l’immagine di una ragazza dai capelli voluminosissimi e mi aveva intrigato. Detto fatto l’ho letto ed è davvero molto molto carino e interessante.Lucas, detto Lucky, O’Leary è il classico ragazzo fortunato, handsome, ben voluto da tutti campione di calcio, bravissimo a scuola, e frequenta il college dei suoi sogni grazie ad una scholarship. Il classico bravo ragazzo da venerare. Frequenta abitualmente il Bing’s Diner dove può studiare senza i suoi amici della squadra che non fanno altro che divertirsi ai party. E dove lavora Beth, Liz il nome da cameriera, che a causa di una malformazione ha delle cicatrici e un viso non proprio perfetto. Gli amici di Lucas lo costringono a portarla ad una Dog Dinner dove ogni ragazzo deve portare una ragazza brutta e la più brutta vince. Ma più conosce Beth e più si accorge di quando sia speciale. Ma quando Beth scopre la verità la loro relazione potrà sopravvivere?Gwen Hayes ha creato una storia molto interessante, giusto quella di cui avevo bisogno, rilassante, piena di sentimenti autentici e una YA romance non di meno. Alternando i punti di vista dei due protagonisti, pur utilizzando la terza persona, crea una commistione fantastica, dove niente è ben definito, dove non c’è un vincitore e un vinto, chi ha ragione e chi ha torto, ma tutto si piega, per disegnare i contorni di un racconto verosimile di vita vero, una storia di quelle che puoi vivere davvero, dove i ragazzi universitari sono dei jackass dediti ai party e alla birra, dove è difficile incontrare un bravo ragazzo che superi le apparenze esterne, e dove le ragazze si nascondono e mascherano la loro reale persona dietro cortine di capelli. Non è solo la società o il resto del mondo in colpa. Anche Beth ha la sua parte di responsabilità per la situazione in cui è, negando a se stessa il piacere di immergersi davvero nella vita. Tiene tutti a distanza, a partire da Lucas stesso che cerca di mostrargli in tutti i modi la sua gentilezza, chiamandolo “Soccer god” accentuando il contrasto tra di loro anche se non c’è davvero. Si perché lei può avere i segni della sua malattia addosso, ma poteva andarle peggio, e non sono quelli che creano la sua personalità scherzosa, ironica e assolutamente imprevedibile. E quello che nota Lucas non è il suo viso, ma il resto del suo corpo e come interagisce con lui, disinteressato a tutto quello che invece i suoi amici continuano a sbattergli sotto il naso. Lucas e Beth sono due ragazzi che cercano di scappare dalle etichette che gli altri gli hanno cucito addosso e cercano di avvicinarsi l’uno all’altro attratti e interessati come non mai. “Butterface” non è un nome buttato lì a caso, ha un significato molto ben specifico, una definizione che si adatta alla situazione, ma non voglio svelarlo. Come ho fatto io preferisco invitarvi a leggere questa storia, davvero molto breve e scoprire da soli a cosa si riferisce la scrittrice.Il particolare da non dimenticare? Un top rosa. Tranquilli niente di scandaloso!Vi invito a leggere “Butterface” interessati, senza pregiudizi, dando una chance a questa storia molto interessante, assolutamente niente di rivoluzionario, ma abbastanza speciale da lasciare un segno dietro di voi, come non capita spesso. Buona lettura guys!