Paper Towns -
“…It’s a paper town. I mean look at it, Q: look at all those cul-de-sacs, those streets that turn in on themselves, all the houses that were built to fall apart. All those paper people living in their paper houses, burning the future to stay warm. All the paper kids drinking beer some bum bought for them at the paper convenience store. Everyone demented with the mania of owning things. All the things paper-thin and paper-frail. And all the people, too. I’ve lived here for eighteen years and I have never once in my life come across anyone who cares about anything that matters.”Mi sono innamorata di “Paper towns” con semplicità e sicurezza perché John Green ha la capacità straordinaria di condensare idee e emozioni e creare qualcosa di unico con un’intuizione particolare come quella delle paper towns. Una storia interessantissima. Che non vi rivelo perché vale la pena leggerla quando la introduce Green.Quentin Jacobsen ha davanti a sé solo tre settimane del suo senior year, vive ad Orlando (Florida) e ha da sempre nutrito un interesse speciale per Margo Roth Spiegelman, una delle ragazze più popolari della scuola. Una sorta di creatura speciale e fuori dal comune che tutti ammirano e rispettano. Q, come viene soprannominato, invece frequenta quelli della banda, considerati i geek della scuola, con i suoi due migliori amici Ben e Radar. Quando una notte Margo si presenta sotto la sua finestra chiedendogli di accompagnarla in una delle sue avventure, anche se spaventato Quentin accetta. Il giorno dopo a scuola crede che cambierà tutto tra di loro solo per scoprire che Margo è svanita nel nulla, fuggita chissà dove. Quentin non può ignorare la cosa e inizia un’indagine pazzesca tra indizi veri e presunti, piste false e speranze che lo porterà dritto da Margo o perlomeno a scoprire chi è davvero la ragazza.Il libro sembra incentrato sulla figura di Margo che non solo con il suo nome, che Quentin continua a ripetere nella sua interezza come una nenia o una formula magica, ma anche con la sua personalità carismatica. Margo è una specie di leggenda. In realtà però la storia è quella di Quentin che grazie a Margo esce dal guscio. È proprio questo che più ho ammirato del libro che Green con la sua ironia e competenza ha creato una storia su due piani e mentre siamo ossessionati da Margo Roth Spiegelman Quentin esplode (nella sua personalità) davanti ai nostri occhi.Il racconto costruito come una sorta di poliziesco o una caccia al tesoro, dove il premio dovrebbe essere Margo, ma in realtà si rivela il viaggio, risulta interessante e irrinunciabile e Quentin è un personaggio che merita tutta la mia ammirazione. Timido, educato, il classico next door boy, con quel tocco di sarcasmo, umorismo caustico e indipendenza che non guastano. Fissato con i videogiochi, capace di tirarti fuori una citazione di T.S. Eliot nel mezzo di una bravata, ha l’animo gentile e appassionato di chi sarebbe un ragazzo adorabile. Ciò che lo rende speciale ai miei occhi è la sua capacità di rischiare, di non arrendersi, di continuare a credere in Margo. E se in molte pagine il ragazzo sembra solo essere ossessionato dal ritrovare Margo per far cosa non è ben chiaro, la sua crescita personale è innegabile. “Paper towns” è un libro di formazione e crescita personale, di mistero. Ma anche di poesia, metafore e amicizia.Margo per la gran parte del libro non c’è, ma la sua presenza è palpabile e permea le percezioni di Quentin. In realtà Margo è un fantasma e quella che conosciamo è un’idea, un’immagine che si frange mano a mano che il ragazzo scopre altri elementi. L’obiettivo di Margo è la fuga dalle convenzioni e dai limiti di una vita che sembra bloccarla su una strada già segnata: high school, college, lavoro, famiglia, accompagnata da altre persone di carta. Le paper towns sono prima di tutto una metafora della vita che la circonda, salvo poi che Margo si rende conto che ha commesso lo stesso errore degli altri, negandosi la possibilità di essere vera.E direi che proprio l’AMICIZIA è la parola chiave : quella tra Q, Ben e Radar; quella tra Margo e Q; quella tra Margo e i ragazzi e le ragazze della scuola. Complessa e assolutamente imprevedibile, quella vera e quella macchinosa delle maschere e delle sovrapposizioni sociali. Ma sicuramente un tesoro inestimabile, quel sentimento potente e ineguagliabile che rischiara la nostra vita, una forma d’amore che riesce a valicare distanze e barriere reali e immaginarie. John Green è un narratore eccezionale, capace di creare storie ricche di esperienze vere e assolutamente imperdibili. Leggerlo non delude mai, ma anzi offre sempre spunti di riflessione e nuove strade per pensare su cosa è l’esperienza umana. Non solo intrattenimento ma anche introspezione.Aspetto di leggere “The fault in our stars” in uscita il 10 gennaio, sapendo già che sarà un altro capolavoro.Correte a procurarvi “Paper towns”… e leggete e amate John Green!