The Statistical Probability of Love at First Sight -
“What are you really studying?”He leans back to look at her. “The statistical probability of love at first sight.”“The statistical probability of love at first sight” è uno di quei libri di cui mi sono innamorata immediatamente dopo aver letto la trama e che volevo leggere con una voglia pazzesca. Primo libro del 2012 che attendo e che voglio leggere come una disperata. Naturalmente questo non ha fatto altro che alzare al massimo le mie aspettative e sono felice del fatto che siano state enormemente rispettate.Quante possibilità ci sono di incontrare l’amore della propria vita in un aeroporto? Quante che le cose vadano storto e portino lontano? Hadley ha diciassette anni e deve andare a Londra per il matrimonio del padre, che si risposa con un’altra donna. All’aeroporto incontra Oliver, un inglese che studia a Yale che deve tornare a casa. Nell’arco di ventiquattro ore i due si incontrano, si conoscono e affrontano alcune vicende familiari cercando di capire chi sono e dove vogliono andare. E l’amore quando arriva va preso al volo.Hadley è una ragazza arrabbiata e delusa dalla fine del matrimonio dei suoi genitori. Il padre, professore universitario, doveva rimanere a Oxford per pochi mesi salvo poi rimanerci per sempre dopo aver incontrato un’altra donna e Hadley continua a vederlo come l’abbandono di una delle persone più importanti della sua vita. La sua famiglia è distrutta e seppur la madre trova un nuovo compagno, rimane comunque fuori discussione che Hadley ce l’ha con il padre e si rifiuta di andare a trovarlo scaricando la sua rabbia nel rigetto della loro relazione padre-figlia. Ma durante la cerimonia la ragazza si rende conto del grande errore che ha commesso e ripensa a tutta la loro relazione. Cosa più importante il padre non vuole tenerla fuori dalla sua vita.Nonostante la timidezza e la paura di impegnarsi con Oliver è tutto facile e improvvisamente si ritrova a pensare continuamente a lui. La causalità dell’incontro viene ribadita fino allo sfinimento e al lettore viene continuamente ricordato che in ogni momento poteva succedere qualcosa che impedisse ai due di conoscersi. È tutto molto veloce, un continuo rincorrersi che porta inevitabilmente ad affrontare il peggio delle loro vite, ma anche in qualche modo a scoprire la parte migliore di tutte.Oliver è a tutti gli effetti un “english man in America” XD e il suo accento lo caratterizza fin dalle prime parole. Il suo essere un gentleman lontano dal cliché del badass che affronta il mondo con disprezzo ce lo presenta quasi con la grazia del next door boy salvo poi mostrarsi per le sue peculiarità. Dolce, comprensivo attento e spiritoso con lo spirito di un burlone e il cuore di un ragazzo di cui è facile innamorarsi, handsome perché ci sta tutto e con la grazia di un londinese di altri tempi anche quando disegna anatre sui tovaglioli. Anche lui pieno di problemi, come il rapporto con il padre che farà da issue per tutto l’arco del racconto, incapace di affrontare davvero il peso di una scelta che lo ha allontanato dall’unica persona di cui voleva l’approvazione. Serio e spensierato fa sempre la prima mossa e per una volta si allontana dallo stereotipo che sembra riempire gli YA degli ultimi tempi.Assolutamente meraviglioso non posso che complimentarmi con la Smith che ha scritto una storia assolutamente mozzafiato, piena non solo di romance ma anche e soprattutto di emozioni forti e familiari, di situazioni complicate ma risolvibili e non è stata a girarci tanto intorno. Nell’arco di ventiquattro ore possono accadere tante cose, anche innamorarsi. La narrazione in terza persona, anche se dal punto di vista di Hadley, è molto efficace e dona alla storia quel vago senso di favola moderna che facilita l’immedesimazione. Sembra tutto possibile, anche innamorarsi a prima vista. Io non è che ci credo tanto, ma “The statistical probability of love at first sight” mi da speranza per il futuro, indeed.Il particolare da non dimenticare? In questo caso un libro “Our mutual friend” di Dickens, perché? Leggete e scopritelo. Tra parentesi io non amo particolarmente Dickens, anzi “David Copperfield” actually è l’unico libro che non sono mai riuscita a finire, ma insieme a “The tale of two cities” (chi ha letto o legge o leggerà la Clare sa il perché!) è entrato nella classifica dei libri da leggere. XDConsiglio la lettura spassionatamente e se siete ancora qui a leggere vi invito immediatamente ad andare a procurarvi una copia perché merita davvero. Ribadisco solo un concetto Oliver!Leggete e amate questo libro.